martedì 2 giugno 2015

José Aldo sull'accordo Reebok: "È una me**a"

Il campione dei pesi piuma critica duramente l'accordo: "Tutti ne parlano. Noi atleti perdiamo parecchio"









Nonostante l'accordo tra UFC e Reebok sia già stato criticato aspramente da molti lottatori, i campioni delle differenti categorie non si sono mai esposti al riguardo e quando pressionati dalla stampa hanno sempre preferito sorvolare o difendere, il più delle volte timidamente, la decisione unilaterale dell'UFC.

Questo almeno finché non l'hanno chiesto a José Aldo Jr. In un'intervista a globo.com, il detentore del titolo UFC dei pesi piuma ha la risposta pronta e non mostra avere peli sulla lingua.

"Innanzitutto: è una me**a," ha esordito. "Tutti ne parlano. Noi atleti perdiamo parecchio. Loro dicono che è come se fossimo atleti del basket, o dell'NFL, ma non ha niente a che vedere: noi non riceviamo uno stipendio mensile come gli atleti dell'NBA e dell'NFL."

L'accordo, che entrerà in vigore a Luglio, in concomitanza con UFC 189 - e vedrà scontrarsi lo stesso Aldo con Conor McGregor -, garantisce alla Reebok la sponsorizzazione esclusiva degli atleti durante la settimana degli incontri e proibisce quindi l'ostentazione di qualunque altro sponsor, inclusi banners e gli ormai abituali teloni pubblicitari esposti all'interno dell'ottagono dall'angolo dei lottatori prima dell'incontro. È stato inoltre stipulato che i guadagni saranno divisi per livelli proporzionali al numero di incontri realizzati di ciascun lottatore, salvo quote fisse per campioni e sfidanti al titolo (rispettivamente 40.000$ e 30.000$).

"Non importa quanto ognuno di noi guadagnerà o no, tutti gli atleti che avevano sponsorizzazioni le hanno perse o le perderanno, perché gli sponsor non potranno apparire negli incontri. È una grave perdita per noi. I lottatori vivono degli incontri, dobbiamo continuare a lottare, nessun lottatore fa mai di tre incontri. Il campione in titolo non riesce a fare più di tre incontri l'anno. Lo stesso valore che hanno stipulato non è il valore che guadagnavamo dai nostri sponsor. Buon per loro, per l'UFC, ma per noi atleti no. Vedo che gli atleti ci perdono abbastanza. Per i lottatori agli inizi, si, credo non dovranno cercare sponsorizzazioni così tanto, ma ad ogni modo non è denaro a sufficienza per poter aiutar loro economicamente. Non vedo quest'accordo di buon occhio. Da quando ne hanno parlato la prima volta ho voluto vedere la loro proposta e, quando ho visto, non l'ho trovato per niente interessante, in particolare per noi campioni."

Soluzioni? Il campione brasiliano si unisce al coro di atleti che fa appello alla creazione di un sindacato dei lottatori.

"Dovessimo decidere di fare qualcosa, questo non dipenderebbe solamente da me, o da [Cain] Velasquez, e da qualunque altro campione. Se avessimo un sindacato dei lottatori e tutti gli atleti fossero uniti, come in NBA, sarebbe diverso," spiega Aldo. "Ma con gli atleti disuniti come sono...oggi io ho un prezzo, e l'evento può permettersi di pagarmi, ma ci sono altri lottatori che, se io non volessi lottare, accetterebbero lottare al prezzo di una banana. Allora così è la disunione degli atleti, non è colpa loro. Loro hanno portato lo sport in alto dov'è adesso, ottimo, hanno i loro meriti. Però, se i lottatori fossero più uniti e avessero un sindacato che li proteggesse, questo [accordo con la Reebok] non sarebbe successo."

Nonostante il talento della palestra Nova União abbia di che lamentarsi per il trattamento da lui stesso ricevuto, preferisce in questo caso assumere le difese dei suoi ancor meno fortunati colleghi.

"Sì. Quando parlo, non parlo per me," ci tiene a chiarire. "Dire che va bene per Aldo, sì lo potrei dire, io guadagno bene, potrei dirlo. Ma quando vedo altri atleti, come li vedo nella mia palestra, in cui ci sono molti atleti che hanno bisogno che altri, il campione o Dedé [Pederneiras, allenatore e leader della palestra Nova União), inizino ad aiutarli. È compliacto per loro. È molto brutto per i lottatori che sono agli inizi, o per quelli a metà che stanno cercando di arrivare lassù. Non è cattiveria, ma è effettivamente difficile per gli atleti. Non parlo di me," conclude. "Aldo è tranquillo, Aldo è il campione e si guadagna bene lassù. Aldo però non è diventato adesso un campione, lo è già da molti anni, ma per gli atleti agli inizi, per loro è molto complicato."