lunedì 5 ottobre 2015

Daniel Cormier: “Non ne ho mai prese così tante in vita mia.”

Il campione UFC dei pesi mediomassimi rende onore ad Alexander Gustaffson e aspetta Jon Jones: “Quando gli permetteranno di combattere, combatteremo.”







È un Daniel Cormier mai visto prima d’ora quello che si è presentato ieri notte in sala stampa dopo l’epica battaglia contro Alexander Gustaffson nel main event di UFC 192.
Visibilmente provato, dolorante, un occhio nero e il viso coperto di abrasioni e botte.

"Mi sento abbastanza rotto,” ha dichiarato Cormier. “Non ne ho mai prese così tante in vita mia. Gustaffson è duro. È un ottimo lottatore. Mi fa male dappertutto. Bisogna essere onesti; bisogna dire le cose come stanno: mi ha riempito di botte stanotte."

DC ha vinto e difeso per la prima volta la cintura dei pesi mediomassimi vinta a maggio contro Anthony Johnson, ma non è stata una passeggiata. Una vittoria per decisione non unanime (47-48, 48-47, 49-46) dopo un incontro serratissimo e non privo di difficoltà per il capitano dell’American Kickboxing Academy, in particolare nel terzo round, quando Gustaffson l’ha prima colpito con una ginocchiata al volto e poi mandato al tappetto con due montanti.

"È riuscito a darmene un altro mentre cercavo di allontanarmi. Sono più o meno finito a terra,” ha riconosciuto Cormier.

DC ha confessato non ricordare nulla di quel round e di aver cercato di ripercorrere quel che i suoi stessi compagni di squadra avevano fatto in simili situazioni: Luke Rockhold strappando con le unghie e coi denti la vittoria contro ‘Jacaré’ Souza a Strikeforce e Cain Velasquez a dare anche l’anima contro Junior dos Santos per riconquistare il titolo dei pesi massimi.
L’unica cosa che Cormier ha pensato è stata: “continua a prenderlo a pugni”.

“Sono quelle situazioni che sogni quanto inizi a fare questo lavoro. Più che sognarle, vuoi viverle. Vuoi viverle e uscirne vincitore.”

E così ha fatto: ne è uscito vincitore.
E l’ha fatto in un modo forse per molti inatteso: invece di trascinare lo svedese al tappeto e trarre vantaggio dal suo straordinario wrestling, Cormier ha preferito stare in piedi ed affrontare Gustaffson laddove era visto per la maggior parte dei critici come svantaggiato.

“Credo che faccia capire alla gente che non sono solo un wrestler. Quando ho detto che potevo battere Alexander Gustaffson lottando in piedi, la gente si è messa a ridere. Hanno pensato, ‘figurati’. Ma io credo in quel che vedo tutti i giorni. Non sono mai stato spinto tanto quanto mi succede quando mi alleno in palestra.”

Cormier ha voluto anche spendere alcune parole nei confronti del suo avversario

"Alexander Gustaffson è durissimo. È uno dei migliori fighter al mondo. Questo sport ha bisogno di lottatori come Gustaffson che danno tutto quel che hanno e ci mettono l'anima contro i migliori fighter del mondo."

Dichiarazioni di grande stima e rispetto, in netto contrasto con le parole di scherno da lui stesso proferite nelle ultime settimane in vista dell’incontro.

“È il mio lavoro vendere gli incontri. Ora sono in affari con l’UFC. Quel che faccio ha un impatto diretto sul mio assegno.
Faccio del mio meglio. Cerco di far si che la gente non sia indifferente. Puoi amarmi, puoi odiarmi, basta che non ti sia indifferente. Che ti importi abbastanza da guardare.
Però Alexander si è guadagnato il mio rispetto. La verità è che me le ha suonate stanotte e mi ha costretto a lottare ad un livello che nemmeno sapevo di poter raggiungere. E lo devo ringraziare per questo.”

Cambiando discorso: pochi giorni fa, l’UFC ha ufficialmente prenotato MGM per la prossima primavera nella speranza di organizzare il suo primo evento a New York.
Ci sono ancora ostacoli legali da superare perché il debutto nella Grande Mela si possa trasformare in realtà, ma non è un segreto che Dana White vorrebbe portare con se al Madison Square Garden Jon Jones, nato e cresciuto nello stato di New York. Il presidente dell’UFC ha persino ventilato l’ipotesi di un supermatch con Chris Weidman, anch’egli di New York.

Daniel Cormier sarebbe l’avversario naturale, ma è lo stesso DC a escludere questa possibilità.

"Perché dovrei permettergli di combattere dove farebbe più comodo a lui? No, deve combattere dove possa vedere negli occhi della gente la rabbia che provano verso di lui per quel che ha fatto.
Penso solo che alla fin fine, quando Jones rientrerà, New York è l'unico posto in cui gli darebbero il benvenuto invece che odiarlo velenosamente. È casa sua, perciò la gente lo tratterebbe con cura, tiferebbero per lui, proprio come farebbero con me se andassi a Lafayette, in Louisiana: non importa quel che faccio, tifano sempre per me.
Penso sia il miglior fighter di tutti i tempi e quando gli permetteranno di combattere, combatteremo, ma non lo faremo a New York: potete prendere nota."