L'ex campione dei pesi welter esce allo scoperto in difesa dello storico rivale: "Cinque anni sono troppi. Se posso aiutarlo lo farò"
Non solo amici e tifosi difendo Nick Diaz e abominano la condanna inflittagli dalla Commissione Atletica del Nevada.
Prima era stato Jeff Novitzky, responsabile del
programma antidoping dell’UFC e collaboratore dell’USADA, a biasimare la
condotta della NAC rivelando gravi lacune processuali.
Ora è la volta di George St. Pierre uscire allo
scoperto, a due giorni dallo scadere della petizione in difesa di Nick Diaz - che nel frattempo ha oltrepassato la fatidica quota di 100.000 firme e verrà ora discussa nella Casa Bianca.
“Personalmente
credo che cinque anni siano troppi,” ha detto GSP al sito canadese
RDS. “In particolare quando pensi che Anderson
Silva e altri hanno assunto sostanze dopanti e ricevuto sospensioni più leggere
in comparazione.
Credo
abbiano voluto farne un esempio per inviare un messaggio, dato che è un personaggio
fuori dal comune, che parla molto e fa un sacco di rumore. Hanno voluto farne
un esempio come hanno fatto alle Olimpiadi con Marion Jones, per esempio.
Sfortunatamente, è successo a lui, ma credo che tutti abbiano diritto ad una
seconda opportunità.”
Diaz è stato sospeso per cinque anni dalla NAC
dopo essere risultato positivo a metaboliti della marijuana oltre il limite
consentito dal regolamento.
Il test antidoping in questione è uno dei tre
somministrati nello spazio di due ore a Nick Diaz la notte del 31 gennaio, a
UFC 183. Quel test è stato l’unico ad essere stato condotto da un laboratorio
non riconosciuto dalla WADA, l’agenzia mondiale dell’antidoping. Gli altri due
test, effettuati dai laboratori della WADA, sono risultati negativi – o meglio,
positivi, ma ben al di sotto della soglia consentita.
Nonostante ciò la NAC ha ignorato quei risultati e
optato per condannare Diaz sulla base di quell’unico, dubbio risultato, senza
neppure richiedere contro-analisi o rendere disponibile il campione incriminato
per ulteriori analisi.
Il comportamento della commissione ha sollevato
inevitabilmente un’ondata di proteste da tutto il mondo delle MMA e oltre,
giungendo appunto fino alle orecchie della Casa Bianca.
Oltre all’iter processuale della NAC, sotto accusa
è la stessa condanna, unanimamente considerata eccessiva e sproporzionata: cinque
anni di sospensione equivalgono in termini pratici alla fine della carriera di
un lottatore di MMA; in più, per marijuana, quando Anderson Silva per esempio,
avversario di Nick Diaz in quella nefasta notte di gennaio, è stato condannato ad un anno per uso di steroidi.
“Sì, la
marijuana è una droga, ma credo ci dovrebbero essere pene diverse per certi
prodotti usati dagli atleti, perché così non ha senso,” ha affermato St.
Pierre. “La marijuana può aiutare chi
soffre d’ansia, però non ti rende più forte o più esplosivo. Non credo dovrebbe
essere giudicata con tanta severità.”
GSP lottò e sconfisse Nick Diaz per decisione
unanime a marzo del 2013, nel main event di UFC 158.
Per più di un anno, prima del loro incontro, Diaz
provocò, insultò e schernì l’encomiabile St. Pierre, eppure il canadese si dice
disposto a mettere tutto da parte e aiutarlo, se possibile, in questo processo.
“Nick è uno
personaggio molto carismatico. Un sacco di gente parla di lui, ma non è uno che
io detesti: non ho niente contro di lui. Ha detto molte cose prima del nostro
incontro, ma è stato solo per promuovere l’incontro. Non l’ho presa a livello
personale.
Abbiamo
bisogno di uno come lui in questo sport e spero tornerà presto. Se posso
aiutarlo in un modo o nell’altro, senza che mi metta in imbarazzo, sarà un
piacere per me farlo. Lo stimo molto e gli auguro il meglio.”