martedì 12 gennaio 2016

Chris Weidman: "Sono veramente felice d'aver perso"

Reduce dalla prima sconfitta in carriera, Weidman vede il bicchiere mezzo pieno: "ora mi sento libero."









Cosa si prova ha perdere per la prima volta?
Cosa si prova a scoprire di non essere invincibili?
Sei in cima al mondo, inarrestabile, hai distrutto e ridistrutto colui che molti considerano il migliore lottatore di MMA di tutti i tempi, l'hai messo ko una volta e rotto una gamba la seconda, 13 vittorie e nessuna, nada, zero sconfitte.
Cosa si prova quando meno di venti minuti dopo tutto svanisce, quando il tuo avversario ti ha gonfiato la faccia di pugni e scopri l'acre sapore della polvere?

Chris Weidman ha provato a spiegarlo a The MMA Hour.

“Quel che ho sentito dopo la sconfitta è stato, di gran lunga, l’emozione più surreale che abbia mai sentito," ha raccontato. "Mi è sembrato di essere in un brutto sogno, che volevo tornare a dormire e che non si ripetesse. È stato come un brutto sogno, davvero una cosa surreale. Eppure mentalmente e psicologicamente non mi sono mai sentito così bene come adesso.
È stata una grandissima esperienza per me. Riesco a pensare a un milione di cose nell’incontro che avrei potuto fare in modo diverso, ma sono veramente felice d’aver perso. Ho l’impressione che se avessi vinto quell’incontro, che se avessi trovato in qualche modo una maniera di batterlo non avrei avuto l’opportunità che ora ho di crescere come fighter e raggiungere davvero il mio potenziale. Adesso sento di avere la libertà di cambiare cose che voglio cambiare da anni. Non aggiusti ciò che funziona, e ciò ti impedisce di fare cambiamenti. Adesso però mi sento più libero che mai di cambiare cose e fare cose che volevo fare senza sentire di rovinarmi. È fantastico. Sono realmente eccitato in relazione al futuro. Ciò mi permetterà di dare vita dentro di me a un mostro completamente diverso e non vedo l’ora di combattere di nuovo.”

Pur non cercando scuse, l'ex campione dei pesi medi spiega che per incontrare le ragioni della sconfitta subita ai danni di Luke Rockhold bisogna tornare indietro a molto prima di quella nefasta notte del 12 dicembre.

“Mi sono sentito strano durante il camp. La mancanza d’entusiasmo – non è nessuna scusa, mi sono allenato duramente – ma mi è mancato entusiasmo. Per qualche ragione non sono riuscito a sentire tutto quell’entusiasmo.
È stata una cosa graduale. Lo senti. Tutte quelle piccole cose che non sono a posto durante il camp, poi entri nella gabbia, non ti senti a posto e perdi. È stato surreale. È stato strano perdere. Però poco dopo ti rendi conto che fa tutto parte del piano. Era destinato a succedere. È stato più bravo di me quella notte e so che ci sono un milione di cose che avrei potuto fare diversamente, sia durante l’incontro che durante il camp.
Ma non ho rimpianti. Non ne ho davvero. Perché adesso ho la capacità di tornare più forte. Se non avessi vinto quell’incontro, non credo i miei miglioramenti tra un incontro e l’altro si sarebbero visti. Credo avrei continuato a fare le stesse cose, stile: ‘squadra che vince non si cambia’. Restare imbattuto per così tanto tempo fa sì che non senta la necessità di cambiare le cose. Invece ora mi è stata data in dono la possibilità di sentirmi libero di fare quel che penso sia necessario. Ora posso farlo senza dubitare di me stesso.”

Weidman ha tenuto a precisare che non ha nessuna intenzione di cambiare team e continuerà con quella che lui chiama la sua famiglia: il duo Matt Serra-Ray Longo.
E a chi gli chiede cosa l'abbia spinto a tentare quello sciagurato e maldestro calcio rotante, 'The All-American' offre una lettura diversa dell'accaduto.

“Non mi pento di averlo fatto perché sono contento di aver perso. La gente non ha fatto altro che parlare di quel calcio, e nonostante pensi stessi vincendo l’incontro, stavo andando a corrente alternata e ho meritato di perderlo. E sono felice sia successo. Stava circolando da quella parte e ho pensato di poterlo intercettare con un calcio rotante all'indietro. Ne ha approfittato e trascinato al tappeto, ma ciò non significa che era finita per me. Non è del calcio rotante all'indietro che sono molto critico. Se è stato un bel calcio? Se ha cambiato l'andamento dell'incontro? Sicuramente. Ma ci sono cose che avrei dovuto fare una volta finito al tappeto e che non ho fatto. E c'è un motivo per cui non le ho fatte. Ci sono cose non vedo l'ora di cambiare, di fare in modo differente."

È passato un mese ormai da UFC 194. Eppure Weidman ancora oggi si commuove pensando a quando, il mattino seguente la sconfitta, ha dovuto dare la brutta notizia ai suoi tre figli.

"Quella è stata la parte più dura di tutte. Avete visto quanto mio figlio e la mia famiglia sono coinvolte nella mia vita. Li avete visti nel programma Countdown, in particolare mio figlio. Ne parla così tanto. Sa che il suo papà è un campione. È orgoglioso di me. Sa che combatto contro Luke Rockhold. Vuole che lo butti al tappeto, che lo batta e che diventi ancora una volta campione. Sa che suo papà non perde. Sono imbattuto da sempre e non perdo. Quindi per me, doverglielo raccontare io stesso... la mattina seguente sono venuti nella mia stanza e ho dato loro la notizia, ed è stato molto difficile per me, specialmente con mio figlio. Mi commuovo ancora adesso solo a pensarci. È stato veramente duro. Ma ad ogni modo è passato un mese. Mi ama ancora. Sono ancora il suo eroe. Per lui sono sempre un campione. Sa che papà farà un bell'incontro la prossima volta. Vuole che sconfigga Luke Rockhold la prossima. Ma è stata una buona esperienza anche per lui, perché impari che nella vita a volte perdi, ma non è questo ciò che fa di te un uomo. È quel che farai dopo e come ti rialzerai. E mi sono rialzato, più forte che mai, e non vedo l'ora di dimostrare a tutti chi sono veramente."