domenica 5 luglio 2015

Julie Kedzie: Cosa vuol dire tagliare peso per un incontro

Julie Kedzie, ex lottatrice UFC racconta, in un testo scritto di suo pugno, cosa si prova a perdere peso in vista di un incontro.









Julie Kedzie è oggi la organizzatrice degli incontri di Invicta FC, la più grande organizzazione di incontri esclusivamente femminili di MMA. Fino a due anni fa tuttavia, nell'Ottagono non ci mandava nessuno, ci entrava lei. Con quasi dieci anni di carriera come lottatrice e un record di 16-13 è considerata una pioniera dell'MMA femminile.

È così che ha deciso, in un articolo scritto di suo pugno per Sports Illustrated, di raccontare l'angustia di tagliare il peso in preparazione per un incontro - in questo caso il suo ultimo, contro Bethe Correia il 7 dicembre 2013, a UFC Fight Night 33.


Di Julie Kedzie

Fissai La Belle Olandaise di Picasso e mi si strinse la gola. Quindi è così, huh? Sentì gli occhi ardere e scossi leggermente il capo, fingendo di trattenere uno starnuto.

Ma continuava a guardarmi. Era come se sapesse tutto di me. Era nuda e pallida e teneva delicatamente le mani sui fianchi. Esasperata dal contrasto fra la sua carne scoperta e il tradizionale cappello olandese, mi fissò con uno sguardo di infinita pazienza. E disse, OK. È il momento. Lo sai.

Il museo era freddo gelato. Il leggero e corto vestito che avevo indosso era uno scarto della mia amica Colleen e avevo sperato che le righe castane e malva sarebbero scivolate elegantemente su di me come sul suo corpo di un metro e settantatré.
Sfortunatamente io sono un metro e sessantacinque. E massiccia. Invece di creare lo stesso effetto tigrato sul mio corpo come sul suo, formava improbabili protuberanze e rimaneva attillato in posti strani. Continuavo ad aggiustarlo goffamente e a scivolare sul pavimento in marmo mentre i miei sandali mi grattavano il collo dei piedi. Il mio allenatore, Greg Jackson, mi guardò preoccupato e sibilò, "Non ti azzardare a cadere e a farti male, Kedzie."

Il vestito era perfetto per camminare dall'hotel sotto il cocente sole dell'Australia, ma qui nella Queensland Art Gallery, mi scaldava tanto quanto il piccolo cappello bianco appollaiato sulla testa de La Belle. E diavolo, dal modo in cui mi guardava, mi sentivo così nuda come lei lo era dipinta. Rabbrividì e fui sorpresa da un groppo alla gola. Come si può nascondere il momento in cui decidi che è tutto finito? Come si può nascondere il momento nel quale tutto ciò cui hai dedicato gli ultimi dieci anni - ogni goccia del tuo sangue, ogni ciocca di capelli strappata, ogni osso rotto e ogni infezione della pelle e bruciatura dai tappeti e ogni volta che ti si è spezzato il cuore - improvvisamente giunge al termine, come se una persona immaginaria avesse spezzato i fili della tua passione?

Continui a camminare e fingi ti venga da starnutire.

Ero nervosa da morire per il prossimo incontro. Era normale comunque. Elettrica, stanca e scomoda, avevo appena volato per oltre venti ore dagli Stati Uniti, dormito quattro e passati gli ultimi tre giorni senza carboidrati né sale. Ero gonfia come un ippopotamo per aver bevuto litri d'acqua - carico d'acqua lo chiamiamo - per rendere il taglio del peso più facile. Per fare ciò che amo, divenni un serbatoio di urina ambulante, fermandosi ogni cinque minuti a fare la pipì. Dato che la mancanza di sale non lascia all'acqua niente a cui aggrapparsi, si deposita nello stomaco e nell'intestino e poi ti sciacqua il peso di dosso quando urini. È incredibilmente irritante forzare il tuo corpo gonfio a bere quando tutto quel che vuoi è cibo. Mi sentivo come se stessi urinando fuori tutto il mio corpo, al punto che avevo i nervi a fior di pelle.


Pablo Picasso - La Belle Holandaise 
Ma l'assurdità di avere un nudo con un piccolo cappello dall'altra parte del mondo che ti parla era attenuato dall'attesa di quel che sarebbe dovuto presto succedere. Stavo per spremere undici libbre d'acqua dal mio corpo, salire su una bilancia davanti a migliaia di persone, in mutande e avere un faccia a faccia con una donna che avrei in seguito provato a picchiare in una gabbia.

Così mi trovavo di fronte un dipinto di una persona nuda che immaginavo mi stesse parlando. E disse, è arrivato il momento di smettere.

Sentirlo fu come balsamo per il mio cervello - mi sentì così dannatamente sollevata. È fatta, fatta, fatta, batté il mio cuore.

Ma dovetti impugnare quel pensiero e ricacciarlo dentro di me. Deglutì con forza e mi guardai intorno: Greg, esausto ma implacabile, chiacchierava fitto com Peter, suo amico e addetto del museo, che gesticolava selvaggiamente mentre parlava. Non notarono il mio cambiamento. Non mi videro bisbigliare come fossi pazza. Non videro come La Belle avesse iniziato un dialogo nella mia testa.

Quando ci incamminammo verso l'esposizione seguente, sporsi la testa e diedi un'occhiata a La Belle nella galleria affianco. Anche dall'altra sala continuava a guardarmi, con calma e capendo con delicatezza il bisogno che avevo di proteggermi e restare zitta. Sapevamo entrambe che se avessi ceduto all'impulso di mollare - di smettere di combattere - non sarei sopravvissuta alla settimana che avevo davanti a me. Non sarei stata in grado di trovare la motivazione per raggiungere il peso e fingere che me ne importasse. Mentre Greg e Peter chiacchieravano allegramente di esperienze passate insieme e di nuove idee, mi dissi, smettila, smettila, smettila. Concentrati. Ascolta. Svegliati - smettila di parlare con la tua nuova immaginaria amica.

Peter insisteva a parlare della bellezza dell'incrocio tra fisicità e arte; di quanto ammirava le Arti Marziali Miste perché sono arte in movimento. "Quel che realizzate nel vostro combattimento è arte sopraffina. La forma umana concentrata in azione decisa. Che arte sublime," disse nel suo strascicato accento australiano. Greg aggiunse che l'arte non si fermava lì; ha tutto a che vedere con la matematica e se lo si scompone nei suoi elementi fondamentali, la lotta si può collegare con qualunque cosa; teoria del caos, teoria dei giochi, biologia dell'evoluzione.

Amore, aggiunsi tra me e me. E poi pensai, ma dannazione, combattere vuol anche dire far male a un'altra persona. Difficile essere così filosofici e distaccati quando qualcuno ti sta spaccando la testa a gomitate.

Ma tu ha smesso di combattere Julie. Hai finito. Falla finita ora.

Quando uscimmo dal museo, Peter ci infilò dei libri in mano come omaggio e chiese se non ci fosse altro dal negozio di souvenir che volessimo.

"Potrei avere una stampa de La Belle Holandaise?" Chiesi. "Ti pago la spedizione."

Non volevo dimenticare il suo viso, nonostante lo avessi già impresso nella memoria. Prese nota del mio indirizzo e rifiutò il mio denaro promettendomi che l'avrei ricevuta entro un mese. Questo sport mi aveva portato a conoscere così tante belle persone. Potevo davvero andarmene?

Il giorno seguente era il giorno prima del controllo del peso: il giorno prestabilito per tagliare il peso dell'acqua. In altre parole, il giorno peggiore della settimana. Avevo i nervi che vibravano a fior di pelle. Con ancora 11 libbre da sudar fuori, non ero stata in grado di trovare acqua distillata per completare il carico d'acqua (l'acqua distillata viene utilizzata alla fine per sciacquare i residui presenti nell'intestino). Mi era iniziato anche il periodo e mi sentivo quindi ancor più una salamella, con la pelle come una membrana avvolta attorno a me, soffocandomi. Non avrei saputo dire quali crampi mi stordissero di più, se quelli mestruali o quelli causati dalla disidratazione. Ero nervosa ed esausta. Avrei voluto scavare un buco per terra, rannicchiarmici e dormire.

Vedi? Sussurrai a La Belle. Significa ancora qualcosa. Se combattere non significasse nulla non mi importerei di raggiungere il peso o  no.

Stai zitta e sii una professionista, mi sgridai. La Belle mi fece l'occhiolino.


Steve Irwin
Steve Iwin
L'intero viaggio dell'incontro è stato surreale. Avevo desiderato così tanto lottare a Brisbane. In un bizzarro riflesso del ristretto mondo dell'MMA, Greg aveva una volta allenato lottatori ed atleti di qui, incluso "Il cacciatore di coccodrilli" Steve Irwin e le sue guardie del corpo, che furono entrambe lottatori di MMA. Nonostante non l'abbia mai conosciuto, avevo sentito dire che Steve era un tifoso accanito di questo sport benché non combattesse. Aveva fatto volare Greg da lui in varie occasioni per lezioni private.

Come Peter del museo, gente appassionata sembra sempre attratta da Greg, gli si avvicinano per lanciargli idee e condividere esperienze nella speranza che un genio della lampada o una qualche energia gli rimbalzi addosso. Mi sembra di capire che Steve era fatto allo stesso modo. Senza dubbio la sua passione per la protezione degli animali selvaggi aveva contagiato la gente intorno a lui con un fervente entusiasmo. Attraverso la loro profonda amicizia, Greg l'aveva accompagnato in viaggi dedicati alla protezione, a lottare con coccodrilli e salvare animali esotici.

La perdita di un amico così, ha profondamente cambiato Greg.

Rimanevo sempre incantata dai racconti delle sue avventure. "Voglio dare da mangiare a una tigre!" Dissi mentre sfogliavo il suo album di foto dello zoo australiano.

"Un giorno ti ci porto," mi rispose. Ma ne dubitavo - l'orribile morte di Steve aveva aperto una profonda ferita e nonostante ci fosse tornato parecchie volte dalla sua morte, era chiaro che il ricordo dell'Australia era traumatico per lui.

Eppure, ecco il mio incontro che lo riportava in questo luogo. E stavamo andando allo zoo come promesso. Ma quel che sarebbe dovuto essere il viaggio di una vita fu rovinato dal mio stato di esaustione e malessere e dalla schizofrenica conversazione con un quadro. I miei pensieri erano sparpagliati ovunque: sto sudando? Ho portato abbastanza assorbenti? Non parlare ad alta voce con La Belle o la gente penserà che sei impazzita.

Ricoperta di Albolene - un olio che dilata i pori - e avvolta in spandex e felpe, salì sul Land Rover dell'amico di Greg per andare allo zoo. Istintivamente feci spazio di fianco a me per La Belle e dissi una preghiera silenziosa affinché i vari strati di pantaloni della tuta nascondessero l'inevitabile macchia di sudore che il mio fondoschiena avrebbe lasciato sui sedili in pelle. Quel dicembre si bolliva dal caldo ed io ero già fradicia.

Mentre tagliavo le prime sei libbre d'acqua, riuscì ad accarezzare dei cuccioli di tigre, ma anche leopardi e vombati. E mormorai tra me e me - e La Belle - sottovoce per tutto il tempo.

Presi in mano un pitone, accarezzai un alligatore e guardai stupefatta lo spettacolo dei coccodrilli, il tutto mentre mi chiedevo come avrei detto al mio allenatore, mio mentore, mio miglior amico, "grazie di tutto. Ora voglio smettere." Greg aveva reso l'MMA così importante per me, e per tutte le persone intorno a lui. Ed era così legato a quel mondo - mi sarei anche allontanata da una parte del mio miglior amico?

Sotto il soffocante sole estivo dell'Australia esplorammo lo zoo e provammo a dare da mangiare ad un rinoceronte chiamato DJ, ridendo a crepapelle quando fece uno scatto di lato, spaventato da qualcosa che non riuscimmo mai a scoprire. Lo soprannominammo "DJ il rinoceronte fifone" e avrei voluto afferrarlo e guardarlo nei suoi rugosi, spaventati occhi di rinoceronte. Abbracciarlo e dirgli che andava tutto bene. Avrei voluto facesse lo stesso con me.

Quando Greg s'incamminò da solo per andare a visitare la famiglia Irwin, mi distesi sull'erba fuori dal complesso, circondata da canguri che mangiavano dalla mia mano. Dovetti ammettere - era il miglior modo di tagliare peso che avessi mai provato, anche se sentivo le mie costole come fossero un corsetto.

Questo è un buon momento per andarsene, mi disse La Belle. Mi rilassai il più possibile e convenni. Lo era.

Ma l'euforia non durò.

La fase successiva del taglio del peso consistette in sedersi dentro un bagno caldo con sale Epsom a intervalli di venti minuti. È conosciuto come uno dei metodi più semplici per sudare, dato che estrae acqua dai muscoli lentamente. Teoricamente è meno provante per il corpo che sudare in una sauna o correndo su un tapis-roulant. Ma con mia vergogna, piansi. Piansi come una bambina perché faceva caldo; per DJ il rinoceronte fifone perché era così forte ma così spaventato. Piansi per la scomparsa dell'amico di Greg. Piansi per un futuro senza la sua guida.

Piansi perché come lottatrice, non ce l'avevo mai fatta. Mi seddetti nella vasca da bagno e lamentai una carriera che mai era stata grande.

Se vuoi rivivere ogni minuto della tua vita, infilati nel bagno più caldo che puoi e obbligati a starci per venti minuti. Rivivrai ogni tuo errore, ogni opportunità sprecata. Seduto nell'acqua calda fumante, i pensieri inizieranno a cuocere in uno stato di frenesia per accompagnare il tuo corpo surriscaldato mentre i minuti rintoccano sempre più lentamente.

Mentre il sudore mi sgorgava dai pori, il mio cervello bollì definitivamente e realizzai che ogni qualvolta mi era stata data l'opportunità di eccellere avevo sempre fallito. E ora era finita. Era davvero brutissimo.

Con tre libbre e mezza ancora da perdere, Greg uscì finalmente dalla sua stanza. Rimase perplesso dalle mie lacrime, ma mi assicurò che l'indomani ci sarebbe stato tempo a sufficienza.

"Riposa un po' e ti sentirai più fresca domattina," disse. "Ce la faremo. Non preoccuparti."

Aspettai che uscisse e mi distesi sul letto, prosciugata. Singhiozzai di pianto, nascondendo la testa nel cuscino per soffocare il rumore. Ma verso le quattro del mattino, sveglia e rassegnata, riempii la vasca e completai il taglio da sola. Mezzo pacco di sale Epsom. Alcool disgustosamente forte. Acqua calda da scottare. Timer acceso. Venti minuti. Via. Suda.



Mi trascinai nell'ascensore, mi appoggiai contro le specchio e mi osservai, la faccia scavata e gli occhi rossi. Salire fino al secondo piano verso la sala degli attrezzi mi parve durare un'eternità e detestai l'idea di incontrare qualcun altro. Inciampai uscendo dall'ascensore e mi ritrovai con le gambe che tremavano, mi chiesi se fossi caduta, se mi sarei rialzata o semplicemente addormentata sul pavimento.

Le ultime fasi di un taglio del peso sono del tutto simili alla peggior post-sbornia.
Scesi a tentoni nella hall e spinsi le pesanti porte in legno che conducono nella sala attrezzi. Chiaro, c'era già qualcun altro. Lo fulminai con gli occhi. Come si chiama? Mi chiesi. Nick. Nick Ring. Lottatore del Canada. Nick Ring del Canada è meglio che sparisci da qui se non sono nel peso, pensai. Ho un freddo boia e non sono in vena di sorriderti.

"Bè, ti sei alzata presto, eh?" disse Nick. Sospirai. Simpatico figlio di *****.

"Già, zero sonno," gracchiai. "Appena fatto un bagno. Posso vedere?"

Si spostò e girò educatamente la testa mentre mi spogliai. Oh, Canada, pensai. Come se me ne fregasse di che aspetto hanno le mie tette alle quattro del mattino a 130 libbre.

Salì sulla bilancia.

135,5

Davvero?!

Scesi e risalì.

135,5

Gli sorrisi con gioia. "Ci sono," dissi infilandomi in qualche modo la maglietta. La mente e il cuore colmi del calore che solo una buona dose di appoggio psicologico può offrire.

"Oh, ottimo lavoro, eh?" disse Nick. "Vado proprio adesso a fare yoga mattinale per togliere quel che mi resta. Vuoi venire?"

"Ummm, no grazie," dissi. Yoga? Sono nel peso, figlio di *****, pensai. Vado nella mia stanza a sdraiarmi, a sentirmi orgogliosa/triste di me stessa e a sognare di mangiare... di mangiare tutto.

D'impulso allargai le braccia e lo abbracciai. Povero Nick, mi dissi. Ho pensato di te cose così cattive per star qui, ma adesso che sono nel peso è tutto meraviglioso. Sono grata possa condividere con me questo momento, Nick Ring. Va tutto bene ora.

Mi abbracciò educatamente a sua volta (oh, Canada) e mi guardò nervosamente con la coda dell'occhio mentre lo seguivo verso l'ascensore. Premetti il pulsante per salire. Lui immediatamente schiacciò il pulsante per scendere.

"Allora, io, uh...vado a fare yoga," disse. "Sei sicura di stare bene?"

Barcollando e sorridendo assente, annuì. Sì, sono nel peso adesso e questa è l'ultima volta.

Aspetta. Ancora ci pensi?


Greg Jackson
Greg rimase un po' sorpreso quando tornò nella mia stanza un paio d'ore dopo e io orgogliosa - anche se un poco rauca - gli annunciai che ero nel peso e pronta per andare.

"Non riuscivo a dormire, così mi sono fatta un altro bagno e ce l'ho fatta."

Rise, ma mi chiesi se non mi stesse guardando in modo strano. Riusciva a vedere La Belle seduta sulla mia testa a parlarmi?

"Vieni, ti faccio vedere," dissi trascinandolo in bagno, spogliandomi le felpe di dosso.

Dio che freddo, pensai. Dimentichi sempre questa parte - quanto tu sia sudata, quanto fredda, umida e secca ti senti.

La natura bipolare di questo sport è folle: infilati in una vasca da bagno per asciugarti. Perdi più peso possibile, ma sii la più grande nell'Ottagono. Non rivelare mai nulla ai giornalisti, ma non essere noiosa. Cerca di far più male possibile a un altro, ma con classe. Abbi il tuo avversario che ti grida addosso e pesta mentre un migliaio di persone ti fischiano, ma per l'amor di dio, non piangere. O lamentarti. Così quando i giornalisti ti chiedono, "cos'è successo?" trova sempre una ragione per darti la colpa, a meno che non voglia creare problemi, ferire i tuoi allenatori e amici, o sembrare debole. Mai mostrare le tue carte ai giornalisti. Mai lamentarsi dei soldi. E se sei una donna, meglio che ti faccia bella, o aspettati che la tua immagine non sarà vendibile. È come essere quello coraggioso abbastanza da scendere nel crepaccio: il buco che scende sempre più in profondità e tu devi farci un giro, sorridendo e salutando la gente che ti guarda da lassù. Quel che all'inizio era un'avventura sei ora tu aggrappata alle pareti della crepa, graffiandoti le dita e andando giù, giù, giù - sempre sorridendo, chiaro, così che nessuno possa vedere quant'è dura continuare a mettere un piede davanti all'altro...

"Julie?"

"Oh, scusa. Mi sono persa. Guarda - ecco cosa peso. 135.5 sulla mia bilancia. È uguale alla bilancia ufficiale giù da basso."

"Perfetto," rispose Greg. "Ottimo lavoro - sei un dannato soldato. Vorrei avessi dormito però." Si fermò. "L'hai fatto?"

"Nah."

Ridemmo entrambi. Se il jetleg avesse bisogno di un portavoce, Greg sarebbe un candidato ideale. Era volato qui da un incontro di MMA in Bielorussia dove aveva lavorato all'angolo. Dopo l'incontro, aveva trascorso due giorni a caccia di cinghiali in una catena montuosa nei dintorni di Chernobyl, in Ucraina. Tutto per puro divertimento. Il che mi fece pensare - riesce a conversare con critici d'arte, lotta con coccodrilli e caccia cinghiali nelle montagne dell'Europa dell'Est, ma che tipo di vita sarà la mia quando non dovrò più fare programmi contando con questo sport? Quando il mio corpo non sarà più l'obiettivo principale del mio lavoro? Riuscirò anch'io a darmi all'avventura? Sarei capace di cacciare un cinghiale? O una specie di bestia carnivora mutante di Chernobyl?! La notte che si avvicina, persa nei boschi, ululati di innominabili creature selvagge che si avvicinano...

"JULES!"

"Oops, persa ancora," feci una smorfia.

Probabilmente dovresti cercare di farti un pisolino o qualcosa del genere prima del controllo del peso," disse Greg. "Sei un po' persa."

Aprì la bocca per chiedergli se mi avrebbe invitato alle sue avventure una volta smesso, invece ingoiai il boccone.

"Sto bene."

Il controllo del peso per questo evento avvenne a mezzogiorno, il giorno prima dell'incontro per dare agli atleti la possibilità di riposare e recuperare. I lottatori salgono su un palco, vanno sulla bilancia e viene letto loro da un addetto davanti a una folla di giornalisti e tifosi. Vanno faccia a faccia con l'avversario con cui lotteranno il giorno dopo e la folla soppesa l'intensità tra i due sfidanti. È un bel modo di creare suspense per l'evento del giorno successivo.

È la parte che piace meno a quasi tutti i lottatori.

Il resto della giornata passò senza lasciar traccia. Prima di salire sul pullman che porta all'arena, andammo nella mia stanza d'hotel e guardammo un reality show su una coppia irlandese che voleva trasformare una vecchia casa di un villaggio francese in una casa da sogno. Ovviamente, il tutto era incredibilmente caro, causando così tanto stress che la coppia rischiò di separarsi. Poi, con .........maestria, la casa fu in qualche modo completata nella prestabilita ora televisiva cosicché tutti i nuovi vicini si unirono alla festa. In seguito l'irlandese chiese la mano della sua ragazza. In una casa piena di estranei francesi. Ugh, che romantico, pensai.

Quando giunse l'ora di salire sui pullman, non vidi la mia avversaria o i suoi allenatori. Ma non mi importò molto - non mi piace interagire con gente a cui cercherò di darle. La mia avversaria non esiste finché non combatterò con lei. Nell'arena, verificai il mio peso sulla bilancia dietro il sipario.135 libbre esatte. Sorseggiai dell'acqua, mi sciacquai la bocca e la sputai fuori. Masticai una gomma e andai a destra e a sinistra, fingendo di non essere nervosa né affamata né di aver i crampi allo stomaco e al diaframma né di parlare a una nuda in un quadro. Mi tolsi e rivestì la felpa più volte; caldo e freddo, caldo e freddo. Sorrisi ad amici. Mentì ai medici assicurando loro che stavo perfettamente bene e passai il controllo medico del pre-incontro. Greg e io ci mettemmo in fila mentre mi muovevo da un piede all'altro, schioccando le dita dietro la schiena, cercando di alleggerire la tensione.

Quando chiamarono il mio nome e salì sul palco, la luce dei flash e la folla mi schiacciarono, come sempre, e arrossì togliendo i pantaloni e la felpa. Spero che il periodo non abbia lasciato macchie, pensai. Spero che la folla non pensi che sia grassa, che non notino tutti le cicatrici lasciate dalla tigna sul mio stomaco. Spero che il valore sulla bilancia a sia quello giusto.

135 esatte. Sorrisi alla folla e gridai"Aussie, Aussie, Aussie" speranzosa. Mi salutarono con un leggermente perplesso ma educato "oi, oi, oi".

Deboluccio. Avrei dovuto tenere la bocca chiusa.

Mi avvicinai alla mia avversaria per il faccia-a-faccia. Aveva una struttura corporea differente dal video di un combattimento suo che avevo visto; era più grande di quel che pensavo e mentre la fissavo in un occhio - riesco a fissare solo un occhio alla volta - cercai di soffocare una risata. Fu a causa della faccia da cattiva che fece; non riuscì a evitarlo. Con quella smorfia sembrava un tucano col broncio con sopracciglia alla Groucho Marx. E frangia.

Alzammo i pugni guardandoci in faccia e l'organizzatore dell'incontro si mise in mezzo; come se avesse voluto interrompere una lotta che non sarebbe mai iniziata fino al giorno seguente. La mia avversaria mi guardò con ferocia. Tentai di non scoppiare a ridere. Avevo la sensazione che anche a riposo avrebbe avuto lo sguardo offeso. Oh, rilassati piccola, pensai. Spalancò gli occhi al mio sorrisino e si lanciò verso di me, digrignando i denti.

Ma stranamente non mi accorsi che mi stava aggredendo, che stesse facendo anche il minimo tentativo di attaccarmi. Stupefatta, la guardai.
Poi mi svegliai e capì che la folla si aspettava una reazione - questo era il teatrino per il quale la gente pagava. Aspettai un istante e portai le mani alla bocca con un'espressione terrorizzata, insceneggiando paura: "ooooooohhhh."

Il pubblico apprezzò e rise, lei girò sui tacchi e se ne andò ostentatamente fuori dal palco.

"Grazie," mi bisbigliò l'organizzatore. Una rissa sul palco attrae un grande interesse nel pre-incontro, ma è anche una grana da risolvere per gli addetti ai lavori.

Dietro le quinte mi ignorò e io a lei. Domani ci chiuderanno insieme in una gabbia. E, dopo ventiquattro ore senza né cibo né acqua, a sorridere e fingere di stare bene, mi venne in mente: combattere può essere veramente, veramente stupido.



La parte migliore di tagliare il peso è il primo boccone di cibo, il primo sorso di liquido tra le labbra secche. Mentre mangiavo frutta e sorseggiavo acqua, mi scese l'adrenalina e mi lascia prendere dall'irritazione. Iniziai a infuriarmi con quella tr**a per avermi sbattuto il muso in faccia. Chi diavolo si crede di essere? Iniziai a infuriarmi anche col mio cervello per inventare un'amica immaginaria che stava cercando di convincermi a rinunciare al combattimento.

Afferrati una manciata di biscotti e mi infuriai perché mi si impastavano in bocca.

Cavolo di biscotti, pensai. Lanciai occhiatacce e ringhiai a chiunque quando salimmo sul pullman per tornare in hotel e finì per appisolarmi nel viaggio di ritorno.

All'hotel mi svegliai disorientata, sentendomi ancora tesa e stordita. Greg mi accarezzò la testa distrattamente. "Hai ancora i crampi?" mi chiese.

"Yeah," inoltre, è tutto stupido, pensai.

"Ti sentirai meglio dopo un IV," disse.

Ci dirigemmo di ritorno verso la stanza per reidratarmi. Greg si era organizzato in modo che i suoi amici venissero con un paio di EMT  per somministrarmi le sacche - due di soluzione salina e una con una soluzione di Lactate Ringer - sono praticamente cocktail di vitamine, somministrate endovena. Guardai distrattamente l'ago scivolarmi nella pelle e del sangue scappare fuori - sanguino facilmente - e mi sciolsi contro lo schienale della sedia con sollievo. Mentre il liquido freddo mi entrava nelle vene e nella pelle, il mio corpo si riempì un poco, si ammorbidì. Mi scese il nervoso e nonostante sentissi la gabbia toracica ancora troppo stretta, iniziai a rilassarmi. Mi guardai intorno nella stanza, ronzava allegramente delle chiacchiere di amici e gente che era passata ad augurare buona fortuna. Non erano esattamente amici miei; solo altre falene attratte dalla luce che il mio allenatore emana. Ma mi resero felice. Questi sono quei momenti surreali che rendono tutto ciò tanto speciale - i casuali momenti di intimità con gente estranea. Ironicamente, diedero una replica del reality show e ognuno disse la sua sulla coppia di irlandesi, su com'era cambiata la casa. Dopodiché la conversazione si trasformò in cena.

In realtà non mi andava di cenare. Lo stomaco mi si era rimpicciolito durante le 24 ore di digiuno e i biscotti che mi ero trangugiata mi facevano male in un modo strano. Forse avevo mangiato troppo velocemente, pensai.

"Peter ci ha invitato al ristorante del museo," disse Greg. Lo fissai. Possibile che non avessi parlato con La Belle per oltre due ore?

"Julie? Ti va bene?" chiese. Sorrisi, annuì e il mio stomaco brontolò.