sabato 15 agosto 2015

TIM KENNEDY: “GUADAGNAVO PIÙ IO A STRIKEFORCE DI TUTTI GLI ATLETI DI UFC FIGHT NIGHT 73 MESSI INSIEME”

Il peso medio dell’UFC va nuovamente all’attacco dell’accordo Reebok: “Siamo ad un livello orribile, tragico e patetico.”









Sono passati ormai 11 mesi dall’ultima volta in cui Tim Kennedy (18-5) ha messo piede dentro l’Ottagono.
Una sconfitta, quella contro Yoel Romero, ancor oggi difficile da mandar giù.

Un grande incontro, avvincente e ricco di colpi di scena.
E di polemiche.
È l’incontro dello scandalo dello sgabello, o se preferite dello stool gate, come l’hanno ribattezzato negli Stati Uniti.
Romero che non si alza dallo sgabello dimenticato lì dai suoi secondi proprio quando il cubano, stravolto, ne ha più bisogno; Kennedy al centro dell’Ottagono incredulo, esasperato; l’arbitro che grida ordini a destra e a manca; l’angolo di Romero che si affretta senza andare da nessuna parte. L’unico calmo è il cubano, seduto sul suo sgabello come nell’occhio di un ciclone. In un’immagine dalle tinte surreali, il tempo sembra passare al rallentatore.
Ma passa. Eccome.
Secondi preziosi che permettono a Romero di riprendersi. Inizia il terzo round e meno di un minuto dopo, un redivivo Yoel Romero alza le braccia al cielo. Kennedy giace sconfitto al tappeto.

Pochi giorni dopo i giornali non ne parlano più e si concentrano sui prossimi incontri ed eventi. Il mondo va avanti.
Per quasi tutti per lo meno. Tim Kennedy non dimentica e da allora non entra più dentro l’Ottagono.

Nessun infortunio, solo molta amarezza. E non solo per come è andato quell’ultimo fatidico incontro. Altre cose sono successe prima e dopo il match perso con Romero che hanno inaridito la motivazione dell’americano. Una su tutte, il famigerato accordo con la Reebok, più volte attaccato da Kennedy negli ultimi mesi e ancora una volta questa settimana, a The MMA Hour.

"Il mio disincanto è a livello professionale," ha detto Kennedy. "Gli arbitri, gli sponsor. In questo momento siamo ad un livello orribile, tragico e patetico. Glover [Teixeira] ha appena combattuto e l'intero esborso della Reebok è stato di 100.000$ o qualcosa del genere. Per tutti, per ogni atleta in programma quella notte. Guadagnavo di più io in sponsor a Strikeforce DI tutti gli atleti messi insieme nella card quella notte. In un incontro. Quando ho lottato contro Rockhold, o contro Jacaré, o, che diavolo, anche nel mio ultimo incontro [contro Trevor Smith]. Nel mio ultimo incontro a Strikeforce, ho guadagnato di più di tutti gli atleti dell'UFC messi insieme, incluso Glover Teixeira che ha appena combattuto per il titolo contro Jon Jones. E se non trovate che sia sconvolgente e che vi faccia dire ‘che cosa c'è che non va in questo sport’, allora.."

È questo uno dei motivi principali per cui Tim Kennedy non sembra aver fretta di tornare a combattere?

"È uno dei motivi principali. Non è una cosa in particolare. Sto davvero godendo la vita in questo momento e mi sto divertendo un sacco. Faccio immersioni, lanci col paracadute, vado a caccia, inseguo bracconieri e criminali di guerra, trascorro tempo con mio figlio, me la spasso con quel bel pezzo di donna di mia moglie: la mia vita è meravigliosa. Moto, serpenti giganti, le Everglades in Florida, cacciare cinghiali nel Louisiana: tanta roba. Per cui Joe Silva devorà trovarmi qualcosa di interessante, soprattutto con tutto quel che sta succedendo nell'UFC a livello promozionale."

La passione per le MMA però, quella, non smetterà mai.

"Non smetterò mai di combattere. Il mio amore per i combattimenti è ancora là al 100%, assolutamente. Credo che l'indifferenza che sento per questo sport non ha niente a che vedere con questo sport. Continuo ad amare questo sport. Continuo ad amare le Arti Marziali Miste, continuo ad amare combattere. Sarò sempre praticante di arti marziali. Mio padre… mi hanno messo a fare arti marziali quando ero ancora un bimbetto alto così. E sarà così finché mi reggerò in piedi. Questo non cambierà mai.”