Tre mesi dopo UFC 189, McGregor rivela aver combattuto infortunato: "ho affrontato le mie difficoltà e le ho vinte. Jose è fuggito."
A fine giugno non si parlava di altro – nel mondo delle MMA perlomeno – dell’infortunio alla costola di José Aldo.
Frattura o no? Deve combattere comunque, o non farlo a prescindere? Un Dana White furente arrivò addirittura ad accusare Aldo di mostrare radiografie di vecchi infortuni pur di rinunciare per la quinta volta a difendere il titolo, mentre Conor McGregor si disse pronto ad affrontare Aldo e Mendes insieme.
Come sia andata a finire lo sappiamo tutti: Aldo si ritirò dall’incontro, Mendes lo sostituì e McGregor allo scadere del
secondo round, come promesso, lo mise ko e conquistò il titolo interino
dei pesi piuma dell’UFC.
Quel capitolo si è da tempo concluso, ma non le polemiche, ora scatenate da Mendes che afferma senza alcun
dubbio che il risultato sarebbe stato diverso se avesse avuto l’opportunità di
preparare adeguatamente l’incontro e non con solo due settimane di anticipo.
Insomma, sembrerebbe che McGregor vinse nel main event di
UFC 189 perché
- José Aldo era infortunato
- Chad Mendes non era in froma
Non sono scuse campate per aria: sono due giustificazioni plausibili.
In particolare quando lo stesso ‘Notorious’ preferì starsene
zitto e non svelare – fino ad oggi - che lui stesso non era certo in perfette
condizioni quella notte.
“Ero infortunato," ha rivelato durante un'intervista a The MMA Hour. "Mi
sono davvero fatto male alla gamba. Non riuscivo a camminare. Non ero nemmeno
in grado di camminare. Per un certo periodo nel camp addirittura non riuscivo
neanche a stare in piedi diritto. Due settimane prima dell’incontro è stato
quando ho ripreso a tirare calci. Tutta quelli che erano con me nel camp, che
ho portato con me… la ragione per cui è andata così è che stavo costantemente
viaggiando per il world tour. E mi sono fatto male durante il world tour
allenandomi con gente che non conoscevo, in un’atmosfera competitiva.
Questo lavoro ti
distrugge. Devi sentirti a tuo agio con i compagni di allenamento: è una
questione di arrivare fino all’incontro; mantenere il corpo fresco e la mente
concentrata. È la stessa mentalità che ho cercato di inculcare ai partecipanti
di The Ultimate Fighter, perché ognuno di loro ha i suoi problemi fisici.
Vengono da un combattimento che ha garantito loro l’ingresso nella casa, perciò
tutti hanno un ginocchio dolorante, un gomito dolorante, la faccia gonfia: questo
fa a pezzi le persone.
Quindi non ha senso
andare in palestra a farsi male. Questo è quello che ho imparato da tutta
questa esperienza e quando mi sono fatto male durante il world tour ho dovuto
far venire gente con cui mi sentivo a mio agio e mi sono dovuto allontanare.
È quello che onestamente ho sentito di dover fare: mi sono dovuto
isolare. E a volte era quasi come se fossi in prigione, ma ho continuato a
dirmi ogni maledetta mattina quando mi svegliavo, ‘la gente veramente grande
affrontano le difficoltà; uno veramente grande ci passa attraverso senza
problemi’.
Ed è questo quello che
ho fatto: ho affrontato le mie difficoltà e le ho vinte. Jose ha avuto le sue
difficoltà ed è fuggito.
Forse sarà in grado di ritornare, forse sarà in grado di affacciarsi alla porta, ma non sarà mai in grado di lasciarsi alle spalle di essere fuggito mentre io non l’ho fatto. E sapevano del mio infortunio, proprio come io sapevo del suo infortunio.
Forse sarà in grado di ritornare, forse sarà in grado di affacciarsi alla porta, ma non sarà mai in grado di lasciarsi alle spalle di essere fuggito mentre io non l’ho fatto. E sapevano del mio infortunio, proprio come io sapevo del suo infortunio.
Gliel’ho detto: ho
detto che non avrei preso di mira il corpo, che avrei combattuto in modo
sportivo, che avrei attaccato il mento. Era il mento che avrei cercato. Ma
anche così se n’è tirato fuori.
Sapevano in che
condizioni ero e io non mi sono tirato indietro nonostante loro avrebbero preso
di mira quella zona, quindi… è stato quel che è stato.”
Da allora McGregor ha deciso di cambiare approccio nei confronti del
campione brasiliano. Ora preferisce non essere troppo aggressivo, non caricarlo di eccessiva pressione e fare in modo che possa finalmente presentarsi il giorno dell'incontro: il 12 dicembre a Las Vegas, per UFC 194.
"L’ho visto a The Ultimate Fighter, l’ho visto alla conferenza stampa [#Go Big]… non sto cercando di farlo innervosire, non sto cercando di confonderlo e, onestamente, non cerco di prendermi gioco di lui quando dico che lo cullerò e coccolerò fino all’incontro perché, se carichi troppo un uomo, quello poi non si presenta. Sto togliendo il piede dall’acceleratore; auguro a José di stare bene; gli auguro un camp senza problemi; spero si alleni in modo intelligente, perché loro non si allenano in modo intelligente: non fanno altro che riempirsi di botte e il loro corpo poi cade a pezzi.
È quello che sta succedendo con Renan [Barão], è per questo che Renan ha fatto il secondo incontro con TJ [Dillashaw] a quel modo e non è stato in grado di fare degli accorgimenti, perché il suo allenamento e la sua preparazione non gli permettono di adottare accorgimenti, non gli permettono di migliorare i suoi movimenti. Non riesce a cambiare le sue reazioni perché sono solo ripetizioni e ripetizioni: è routine. E routine e ripetizioni sono la risposta alla domanda ‘como posso bloccare la struttura di un essere umano? Come posso inibire la libertà di movimento? Come posso precludere la mia mente ad altre forme di movimento?’.
Per cui auguro a José
di stare bene. Spero di vederlo quella notte. Se credo che si presenterà?
Continuo a non crederci. Raramente mi sbaglio, ma come sempre sarò là. Le cifre
[in termini di pubblico] che porto con me saranno là."
"Spero si presenti,
così potremo mettere la parola fine a questa storia, potrò unificare la cintura
e raggiungere il primo posto tra i pound-for-pound, che è mio e so che è mio e
in fondo anche lui sa che è mio.”