La campionessa dell'UFC racconta episodi della gioventù e obiettivi futuri: "Voglio che si ricordi il mio nome di fianco a quello di Mike Tyson e Muhammad Ali"
C’è chi si accomoda una volta diventato campione.
Ha finalmente coronato il sogno di una vita, raccolto i
frutti di anni di sforzi e sacrifici e raggiunto l’obiettivo. Soddisfatto
guarda il mondo dalla cima della montagna: più in alto di così non si può
andare.
Poi c’è gente come Ronda Rousey: 12 vittorie in altrettanti
incontri, 12 conclusioni prima del limite di cui 11 nel primo round, 7 difese
del titolo, le ultime 3 in un totale di 64 secondi. Per lei diventare
campionessa non è stato che un passo, un trampolino per traguardi maggiori.
È la migliore di tutte, ma questo non la soddisfa, la
motiva.
“Mi motiva, perché è
qualcosa che devo continuare a meritarmi,” ha detto intervista da Chelsea
Peretti per SELF. “Quando ero una
ragazzina non facevo altro che allenarmi. Non sono mai andata a ballare, non ho
mai avuto un appuntamento, non sono mai andata ad una festa, neanche una volta.
Allenarmi era tutta la mia vita e lo era perché volevo riuscire a vincere le
Olimpiadi più di quanto volessi andare al cinema con le mie amiche.
È curioso, la gente
spesso trova offensiva la mentalità necessaria per essere la migliore. Se dico
che sono la migliore al mondo, a volte la gente pensa che è davvero presuntuoso
e arrogante, ma io ho dovuto lavorare duramente per riuscire a credere in me
stessa.. Quando sei un’adolescente inizi a diventare davvero cosciente di te
stesso. Mi sono dovuta costruire e rafforzarmi.”
Uno dei segreti del suo successo è qualcosa che le ha
insegnato sua madre, lei stessa atleta ed ex campionessa mondiale di judo.
“Uno che ho sempre in
mente me l’ha inculcato mia mamma. Mi diceva sempre che devi essere al meglio
nel tuo giorno peggiore, perché cosa fai se le Olimpiadi ce le hai in una
giornata no?”
Ronda Rousey ha già scritto la storia delle MMA femminili
convincendo, a suon di vittorie, Dana White ad aprire le porte alle donne
nell’UFC, ma non le è bastato.
“Voglio che si ricordi
il mio nome di fianco a quello di Mike Tyson e Muhammad Ali. E non voglio veder
la parola ‘femminile’ davanti a ‘campionessa’.”
La strada è quella giusta: numeri alla mano, ‘Rowdy’ è la
stella più brillante del mondo delle MMA. Uomo o donna che sia, che si chiami
Conor McGregor o Jon Jones, nessun atleta dell’UFC è in grado oggi di attrarre
tanto pubblico come Ronda Rousey, di vendere tante pay-per-view.
Come se non fosse bastasse, è stata eletta l’atleta più
dominante al mondo del 2014, tra tutti, tra uomini e donne, lasciandosi alle
spalle gente come Floyd Mayweather. Mai nessuna donna prima di lei c’era mai
riuscita.
Oggi i soldi certo non le mancano, ma non è sempre stato
così.
Quando era una ragazzina non navigava certo nell’oro, eppure
trovava spesso il modo di raccimolare qualche dollaro in più.
Come? A modo suo…
“Santa Monica non è
sempre stata così calma come lo è adesso. Dopo scuola, la mia amica ed io
andavamo al Promenade, dove incontravi un sacco di gentaccia. Adoravo il
Frappuccino, ma ricevevo solo 5 dollari al giorno per il pranzo. Se mangiavo
quindi, non avevo soldi abbastanza per un Frappuccino. Allora andavamo da quei
ragazzi e dicevamo loro, ‘scommetto 10 dollari che batto chiunque di voi’.
Trovavo sempre qualcuno accettava la scommessa. Combattevamo e facevo in modo
di farli desistere. Ci davano i 10 dollari e andavamo a comprarci due
Frappuccini. È stato un po’ come il mio secondo lavoretto per un qualche
tempo.”