giovedì 1 ottobre 2015

Jeff Novitzky sulla sentenza Diaz: "Hanno sbagliato"

Il responsabile dell'antidoping dell'UFC critica l'operato della NAC e commenta il caso UFC/Belfort/Jones.










Jeff Novitzky è un ex agente federale e l'attuale vice-presidente per la salute e la prestazione degli atleti. Detto in termini più pratici, il suo compito principale è la lotta all'antidoping in seno all'UFC. Lavora a diretto contatto con l'USADA, l'agenzia antidpoing degli Stati Uniti, ed è col suo avvento che l'UFC ha introdotto la nuova, severa politica antidoping entrata in vigore quest'anno.

Nonostante la sua inevitabilmente rigida posizione nei confronti del doping, Novitzky ammette che la conclusione a cui la NAC è giunta nel processo contro Nick Diaz è semplicemente sbagliata.

"Voglio innanzitutto dire che sono del parere che l’intenzione della commissione sia giusta," ha dichiarato Novitzky in un'intervista a BloodyElbow. "Sono convinto che si preoccupino veramente per la salute a corto e lungo termine degli atleti ed è questa la ragione per cui hanno mantenuto una linea severa  nel mondo dell’antidoping. Penso stiano cercando di fare la cosa giusta.
Credo tuttavia che siano in una posizione di grande svantaggio poiché l’antidoping è un campo molto difficile da comprendere al 100%. Quei commissari lavorano part-time, nella migliore delle ipotesi. Per il direttore esecutivo, Bob Bennett, dirigere le operazioni quotidiane dell’antidoping è solo una piccola parte del suo lavoro.
Io lavoro intensamente nell’antidoping da 13 anni e ancora oggi sto imparando costantemente e faccio fatica a stare al passo con tutta la sua complessità. È una materia e un’area difficile, tuttavia non puoi non essere perfetto e, nonostante tutto, questa situazione non è gestita perfettamente. Questa volta hanno sbagliato, a parer mio.
Non possiedo altri elementi per giudicare se non quel che è stato presentato pubblicamente durante l’udienza. Quel che mi sembra d’aver capito è che sono stati effettuati tre test la notte dell’incontro. Uno effettuato prima dell’incontro, uno immediatamente dopo e uno poco dopo quest’ultimo. Il primo e l’ultimo, sono stati fatti da laboratori riconosciuti dalla WADA. Laboratori che utilizziamo per il nostro programma [antidoping] e che operano secondo gli standard più elevati , sia per quel che riguarda l’analisi e la precisione degli strumenti, sia per come raccolgono i campioni. Vengono inviati al laboratorio anonimamente, così il laboratorio non sa chi stanno testando. Il primo e l’ultimo test sono risultati ben al di sotto del limite della marijuana.
Secondo il codice della WADA, adottato dal Nevada, perché un test sia positivo alla marijuana deve eccedere i 150 ng/ml [nanogrammi per millilitro]. Secondo tali regole, è permesso avere un po’ di marijuana in corpo. Il risultato del primo test è stato di circa 40 ng/ml e l’ultimo dopo l’incontro è stato di circa 60 ng/ml. La concentrazione di urina è più elevata quando si è disidratati, per cui ha senso, ad ogni modo entrambi erano ben al di sotto della soglia.
Poi c’è quest’altro, raccolto subito dopo l’incontro, che viene portato a Quest Labs. Non li screditerò dicendo che non sono competenti, tuttavia i laboratori certificati dalla WADA adottano standard più elevati. Vengono costantemente inviati campioni ai laboratori della WADA, la cui composizione è conosciuta, per verificare che i diversi laboratori raggiungano la stessa esatta conclusione.
Tali campioni frequentemente contengono marijuana, vengono costantemente testati su quello. Non trovi strumentazione calibrata meglio di quella in possesso dalla WADA. Detto questo, il campione di Quest Labs ha indicato 733 ng/ml, uno dei valori più elevati che abbia mai visto. Ci sono grandi difficoltà nell’interpretazione di quei risultati. Non esiste nessuna spiegazione medica per cui un individuo possa avere 40, poi subito dopo l’incontro 733 e poco dopo ritorni a 60.”

Di fronte ad una pena così severa, molti sono del parere che sia stata emessa non solo considerando i fatti, le prove e le circostanze, ma anche l'attitudine dimostrata da Nick Diaz.

“È difficile saperlo. Preferisco pensare di no. Credo che siano stati influenzati dai due precedenti casi di positività. Non ho sentito una spiegazione per la sospensione di cinque anni. Il nuovo regolamento da loro proposto parla di tre anni e per quel che ne so non è ancora passato ufficialmente. Può darsi che il fatto di non aver riempito il formulario e tralasciato di menzionare la marijuana prima dell’incontro sia stato considerato una circostanza aggravante.
Non ho sentito nessuna spiegazione, ma penso che sia irrilevante perché alla luce dei risultati dei tre test, non credo avrebbero dovuto in primo luogo considerare il test positivo.”

L'avvocato di Nick Diaz ha già detto che farà ricorso in tribunale. Dovessero farlo, Novitzky è convinto che vincerebbero la causa.

“È difficile dire se confermeranno la sospensione. Storicamente, dovessi portare il caso in tribunale, verificherebbero se è stato seguito un giusto processo e sono del parere che, dovessero portare degli esperti che controllino quei tre test e il modo in cui sono stati interpretati dalla commissione, mi è difficile credere che un tribunale non stabilisca che non gli è stato concesso un regolare processo. La mia speranza è che non sarà necessario arrivare a questo punto.

Alcuni fighter come Henry Cejudo hanno assunto una posizione drastica nei confronti della NAC e dichiarato che, finché qualcosa di sostanziale non cambierà, non accetteranno di combattere in Nevada, pur essendo la "capitale" delle MMA nel mondo.

“Certo, così diventa una situazione difficile da ignorare quando hai atleti che reagiscono in questo modo. Cercherò di entrare in contatto con la commissione e tenterò di condividere con loro e spiegar loro un po’ la scienza che sta dietro ai quei tre test, la credibilità e l’affidabilità dei due laboratori certificati dalla WADA. La speranza è che riusciremo a prenderci un po’ di tempo per raffreddare gli animi per poi riesaminare le prove di questo caso.

Uno dei punti fulcrali della difesa di Nick Diaz è stato l'impiego di diversi laboratori da parte della NAC, tra cui uno, il Quest Labs, non riconosciuto dall'USADA.

“Con il nostro programma non succederà mai. Faremo uso esclusivamente di laboratori riconosciuti dalla WADA. Ogni volta che fai così vai incontro a grandi problemi ed è il secondo caso in cui sento che il Nevada fa così. Nell’udienza di [Anderson] Silva il mese precedente, è successo la stessa cosa con i suoi campioni. Alcuni furono inviati alla WADA e uno a Quest. Non riesco a capacitarmene. Forse è per quello che abbiamo detto prima: se non sei dedicato al 100% all’antidoping…ripeto, è un campo difficile. Lavorare part-time nella gestione dell’antidoping…forse non capiscono le ripercussioni di ciò che fanno. A mio parere è la ricetta perfetta per il disastro."

Il numero di stati degli USA per i quali il consumo della marijuana è stato legalizzato, per uso personale o terapeutico, è in costante crescita, eppure l'antidoping non sembra minimamente intenzionata a fare alterttanto. 

“La WADA dispone di scienziati e medici professionisti che studiano ognuna di queste droghe e gli effetti che possono avere sulle prestazioni. Credo che ora [la marijuana] sia più accettata, è stata legalizzata in molti stati ed è utilizzata in altrettanti. Non è che non puoi averla in corpo, è solo che studi hanno stabilito che 150 ng/ml è una buona soglia per prevenire qualsiasi incremento delle prestazioni.”

La nuova politica antidoping imposta dall'UFC prevede un'addenda al contratto che autorizzi l'USADA a effettuare test su tutta la rosa degli atleti dell'UFC.
L'addenda tuttavia - non è una sorpresa - non è ancora stata firmata da tutti i fighter.

“Dirò che non tutti hanno firmato. La maggioranza l’ha fatto, sebbene non ricordo nessun caso in cui mi sia stato detto che un fighter non avrebbe mai e poi mai firmato. Penso che sia semplicemente uno di quegli accordi che richiedono molto tempo prima di far sì che 600 persone lo firmino. Per quel che riguardo le ripercussioni per chi si rifiuta di firmare, mi sembra di capire che non potranno combattere con noi se non sono d’accordo col nostro programma antidoping. È impensabile avere alcuni che si sottopongono ed altri no. Sarà una condizione per poter fare un incontro, mi sembra di capire.”

Ed ora il tema caldo degli ultimi giorni: i più che sospetti livelli di testosterone riscontrati da analisi effettuate su Vitor Belfort all'alba dell'incontro con Jon Jones nel 2012 ed insabbiati dall'UFC.

“Non ne ero al corrente. L’ho saputo quando l’ho letto la settimana scorsa. Ed è sempre con una certa amarezza che leggo queste notizie sui giornali. Credo che tutta questa storia della TRT ci riporti a quello che dicevamo all’inizio, ossia: non penso che l’UFC e la commissione avessero una nozione, un paio d’anni fa, di quel che si trattasse. Sono un campo molto difficile l’antidoping, gli steroidi e la TRT. Sono semplicemente del parere che erano tutti un po’ ingenui un paio di anni fa e devo dar loro il merito per aver fatto venire qualcuno che speriamo ne sappia abbastanza. Non ho la pretesa di sapere tutto sull’antidoping, ma se non conosco qualcosa, so esattamente quali esperti a livello mondiale chiamare. Credo sia stato uno dei motivi per cui mi hanno assunto: perché si sono resi conto all’interno dell’organizzazione che non ne sapevano abbastanza sull’antidoping.”

Esiste un punto, poco chiaro e discutibile, nel nuovo regolamento antidpoing lanciato dall'UFC che garantisce all'USADA il diritto di impedire che i fighter possano lavorare con individui che stiano scontando una pena per questioni relazionate col doping: sia perché abbiano fatto uso di tali sostanze, sia perché le abbiano spacciate o che ne suggeriscano l'assunzione.
Fosse così, non solo nessun atleta del Team Nogueira, per esempio, potrebbe allenarsi con Anderson Silva, ma lui stesso non potrebbe farlo con nessuno finchè non si concluderà il periodo di sospensione.
Novitzky spiega però che la situazione verrà analizzata caso per caso. 

"Ogni volta, d'accordo col regolamento sull'associazione vietata, l'atleta dovrebbe ricevere prima un avviso dall'USADA. Dovrebbero dire, 'Hey Josh, questa persona è stata sospesa e non può più essere il tuo allenatore, il tuo manager o compagno di allenamenti'. L'intenzione è quella di poter esercitare una certa autorità su un allenatore o un tecnico che distribuisce o consiglia agli atleti l'uso di doping. Non è il caso che un atleta positivo all'antidoping si alleni o faccia sparring con un altro atleta dell'UFC. Parlo di 'sparring partner' e compagno di allenamenti per una ragione specifica: perché include qualunque persona, non solo lottatori, che sia stata condannata per consigliare o distribuire sostanze dopanti. Logisticamente è complicato, ma l'idea è questa. Le sanzioni più dure saranno nei confronti di chi distribuisce. In un mondo ideale vorresti estirpare la distribuzione, perciò quella è la persona che punisci di più e più duramente. L'USADA non dispone di forze dell'ordine, ma hanno investigatori legati a forze dell'ordine."

Quanti atleti nell'UFC fanno uso di sostanze dopanti?

"Non ne ho idea e non voglio neanche tirare a indovinare. Ecco quel che ti dico: dopo 12 o 13 di carriera ho visto gente doparsi in ogni sport possibile e immaginabile. È un problema trasversale. Non è situazione esclusiva delle MMA o dell'UFC, ma è unica in termini di importanza. Qui non parla di battere un record, si parla di due esseri umani in un ring tentando di infliggere dolore e danno l'un l'altro. Quando si parla di doping, nessun altro sport è più importante delle Arti Marziali Miste."