Herb Dean analizza la decisione di Yamasaki nel incontro di sabato tra Vitor Belfort e Dan Henderson.
È molto più facile fare l'arbitro di MMA seduto in poltrona davanti alla televisione che dentro l'Ottagono, quando la tua decisione può mettere a repentaglio il futuro dei lottatori, la loro incolumità, la loro carriera e non puoi esitare: devi prendere una decisione, subito.
Se la tua decisione dovesse arrivare un attimo prima o un attimo dopo, le sentirai. Dai tifosi assiepati sulle tribune, dai fighter, dall'organizzazione e magari anche dal tuo capo in commissione.
Di sicuro, sabato notte Mario Yamasaki le ha sentite su e magari ancora oggi gli fischiano le orecchie per la decisione da lui presa nel main event di UFC Fight Night 77: Vitor Belfort vs Dan Henderson.
Dopo due minuti dall'inizio del primo round, Belfort ha mandato al tappeto Henderson con un calcio alla testa; a terra, il brasiliano ha più volte colpito al volto l'avversario, in evidente difficoltà ma ancora reattivo; pochi istanti dopo Yamasaki ha decretato la fine all'incontro e dichiarato Belfort vincitore. Una decisione al limite. Intervistato pochi minuti dopo, Henderson ha detto ritenere l'interruzione dell'arbitro precipitata, ma comprensibile.
Voi cosa avreste fatto al suo posto?
Ospite di Bruce Buffer nel programma radiofonico "It's Time!!!", Herb Dean, tra i migliori arbitri delle MMA in circolazione, ha ammesso che Yamasaki avrebbe forse dovuto dare un'ulteriore opportunità a 'Hendo', ma che si tratta comunque di una decisione difficile.
"È difficile dire se avrei reagito in modo diverso," ha detto Dean. "Credo che la differenza maggiore l'abbia fatta la distanza a cui Mario era quando ha fermato l'incontro. Dan era già al tappeto. Si era preso alcuni colpi e Mario era sul punto di intervenire. Sono del parere che se Mario fosse stato un passo indietro - e sarebbe potuto esserlo facilmente - o un passo in un'altra direzione, avrebbe potuto avere quel secondo in più per realizzare che Dan era ancora in grado di continuare.
Non posso dire se sarebbe andato in modo differente o no. Credo che in un giorno diverso, Mario magari avrebbe preso una decisione diversa. Ho l'impressione che Mario nel momento in cui è intervenuto avrebbe fatto un'altra scelta: si è reso conto che Dan lo stava calciando via. Ha visto Henderson cadere, la sua testa afflosciarsi e un altro pugno in arrivo. Quello è stato il momento decisivo: vedi qualcosa dal quale si devono proteggere. Quel pugno l'ha mancato e ha dato a Dan un secondo in più per riaversi. È stato cruciale."
Si è visto ben di peggio in questo sport - come la sottomissione inventata da Keith Peterson nell'incontro tra Gleison Tibau e Abel Trujillo - ma certo, prendere una decisione discutibile in un main event di questa importanza suscita reazioni diverse rispetto ad un incontro della card preliminare, giusto o sbagliato che sia.
"Questo è uno sport duro, ok? Una cosa che sappiamo è che ogni singola notte di incontri qualcuno subirà un infortunio come la maggior parte della gente non subisce in tutta la sua vita. Dal lato sbagliato di un pugno qualcuno probabilmente perderà i sensi; qualcuno si rovinerà un'articolazione. È uno sport duro.
Sull'altro piatto della bilancia però dobbiamo mettere tutte le loro speranze e sogni che hanno sacrificato. È in questo modo che prendiamo le nostre decisioni. Quando riteniamo che non è più competitivo, quando all'avversario non resta altro da dare, è il momento di intervenire e fare il nostro dovere. È difficile, perché non puoi sentire quel che qualcuno sente in un determinato momento."