Michael Lunardelli, responsabile Reebok, non accetta critiche sui compensi: "è l’UFC che decide come vengono pagati i fighter."
Sono passati solo cinque mesi da quando è entrato in vigore l’abbondantemente discusso accordo Reebok ed è quindi ancora prematuro farne un bilancio, tuttavia è innegabile che sia nato sotto una cattiva stella.
Forse è vero che pochi sembrano disposti a dare a quest’accordo anche solo una chance di successo, ma è pur vero che è difficile chiudere gli occhi sul vestiario stile “Power Ranger”, per citare José Aldo, o non storcere il naso al ricordo del benservito consegnato a ‘Stitch’ Duran, o anche alzare gli occhi al cielo all’immagine della sciagurata maglietta dell’Irlanda proposta un paio di settimane fa.
Certo, pagasse la Reebok fior di quattrini agli atleti, sarebbe più facile sopportare tali scivoloni. Purtroppo però non è questo il caso, anzi, a esclusione di alcune mosche bianche, un po’ tutti i lottatori sono pronti a giurare di aver perso, e continuare a perdere, un sacco di denaro a causa di quest’accordo.
Intervistato da Ariel Helwani a The MMA Hour, Michael Lunardelli, responsabile Reebok, ha rapidamente scaricato il barile sulle spalle dell’UFC. E non è la prima volta.
"Ne abbiamo già parlato prima: non puoi fare felici tutti,” ha dichiarato Lunardelli. “Qualcuno criticherà l’accordo. Possono pensare di aver perso del denaro in sponsorizzazioni a causa di questo accordo. Per come la vediamo noi, non siamo a decidere dove va il denaro. Stiamo investendo in moltissime aspetti relazionati con le MMA e lo sport in generale: abbiamo investito un sacco di soldi nell’accordo con l’UFC, abbiamo investito un sacco di soldi nei lottatori, abbiamo investito un sacco di soldi nelle palestre, negli allenatori, nei coach e cose di questo genere. Poi però arrivi ad un punto in cui devi decidere ed è l’UFC che decide come vengono pagati i fighter. È una cosa in cui non siamo minimamente coinvolti.
Quindi capisco che se la prenda con noi e ci dia la colpa, perché è un accordo con la Reebok. Però è un po’ fuori luogo, dal mio punto di vista. Allo stesso tempo però, dobbiamo fare quel che dobbiamo fare: concentrarci nel disegnare il miglior materiale possibile, aiutare i fighter, far in modo che i fighter siano l’immagine del nostro marchio. Se riusciremo a farlo veramente bene, tutto si risolverà.”
Il progetto della Reebok è evidentemente a lungo termine, il che è piuttosto naturale per una grande azienda quale essa è, ma sembra trascurare le necessità a breve termine di moltissimi atleti che hanno famiglie da mantenere e non navigano certo nell’oro.
"Quando le MMA diventeranno uno sport come il baseball o il football americano o l’hockey; quando diventerà uno sport di questo livello negli Stati Uniti, a quel punto ci sarà molto più denaro per tutti. Questo è come la vedo io. Non credo siamo ancora là, ma sicuramente ci stiamo arrivando. Sta crescendo. Presto avremo alcuni incontri in Australia e, se fanno il tutto esaurito allo stadio, parliamo di 65.000 o 70.000 posti a sedere per due incontri per il titolo femminile: sarebbe incredibile.”
Al di fuori dell’accordo con l’UFC, la Reebok ha deciso di firmare contratti esclusivi con alcune delle sue principali stelle come Ronda Rousey, Conor McGregor e recentemente Chris Weidman. Questa iniziativa, secondo Lunardelli, fa parte di un progetto più ampio che includerà in futuro anche la sponsorizzazione di palestre e allenatori, a partire dalla Straight Blast Gym, la palestra irlandese dove si allena McGregor.
Non riuscirai a farlo rimanendo seduto nel tuo ufficio e disegnando roba esteticamente bella. Devi andare sul campo, devi lavorare con gli atleti. Devi mandare in giro i tuoi a parlare con la gente e questo richiede tempo. Abbiamo iniziato tre mesi fa, giusto? Riparliamone fra uno, due anni e vedremo a che punto saremo. Quello ti dirà quanta strada avremo fatto.”