giovedì 27 agosto 2015

DONAZIONI E PSICOLOGO PER ANTHONY ‘RUMBLE’ JOHNSON

L’UFC condanna il comportamento di Johnson, protagonista settimana scorsa di una violenta discussione con una donna.







Anthony Johnson l’è cavata con una tirata d’orecchie dall’UFC.
È questo in sostanza il modo in cui si è concluso l’ennesimo incidente che ha visto ‘Rumble’ da una parte e una donna dall’altro.

Settimana scorsa, secondo quanto descritto dallo stesso peso mediomassimo dell’UFC su Facebook, si trovava in una palestra i Florida quando una donna ha deciso di fare stretching nella zona dove lui stava sollevando pesi. Johnson a quel punto ha perso la pazienza, ha aggredito verbalmente la donna e gettato via il suo tappetino di yoga. I due hanno iniziato a discutere animatamente finché la donna, in lacrime, si è diretta verso la ricezione per lamentarsi dell’accaduto.
Johnson ha deciso così di continuare il diverbio su Facebook, dove l’ha ripetutamente offesa e minacciata di fare lo stesso qualora l’episodio si fosse ripetuto.

Venuta a conoscenza dell’accaduto, l’UFC ha deciso di prendere provvedimenti e aprire un’indagine.
Ora che si è conclusa, l’UFC ha emesso il seguente comunicato ufficiale.

Dopo una completa indagine condotta da uno studio legale esterno, l’UFC si dichiara estremamente delusa dai recenti atti di Anthony Johnson, poiché l’organizzazione non tollera comportamenti di questo genere da qualunque atleta sotto contratto con l’UFC. Johnson si è scusato personalmente con la donna che ha offeso verbalmente in una palestra in Florida settimana scorsa e per i commenti insensibili che ha fatto in seguito sui social media.
La donna ha accettato le scuse di Johnson e espresso il desiderio di mettersi alle spalle questo malaugurato episodio.
Per garantire che situazioni simili non accadano in futuro, Johnson ha accettato di ricevere consulenza psicologica e l’UFC lo aiuterà durante questo processo. Johnson è inoltre impegnato a fare una donazione in favore di un istituto di appoggio alle donne con sede in Florida.”

Considerando i precedenti di Anthony Johnson in materia di donne, se l’è cavata benone.
E forse era ingenuo aspettarsi altro.

A meno di due settimane dall’incontro con Jimy Manuwa sono troppi gli interessi in gioco per permettersi di castigarlo più severamente, giusto o sbagliato che sia.
Premesso che non sono convinto che l’UFC – o qualunque altra organizzazione o azienda – debba sovrapporsi alla legge e emettere un secondo giudizio sul comportamento dei suoi atleti. Detto questo, una volta che decide di farlo, dovrebbe delegare l’onere ad un ente superpartes, se tal cosa esiste, allo stesso modo in cui ha giustamente deciso di contattare un studio legale esterno per condurre l’indagine, o l’USADA e la NAC per realizzare controlli antidoping.
Il conflitto di interessi è troppo grande perché l’UFC possa garantire un giudizio oggettivo sulla condotta dei suoi atleti.
Bocceremmo mai i nostri figli se spettasse a noi deciderlo?
La risposta giusta non è sì o no, la risposta giusta è “non spetta a noi deciderlo”.