lunedì 15 febbraio 2016

Alexander Gustaffson: "Sto facendo fatica a trovare la motivazione giusta"

Alexander Gustafsson vive il momento più difficile della sua carriera, ma promette: "mi vedrete combattere quest'anno."








Alexander Gustafsson, numero 3 della classifica dei pesi mediomassimi sta vivendo il momento più difficile della sua carriera.
Dopo 6 vittorie consecutive, nel 2013 affrontò Jon Jones per il titolo dei 93 kg; perse e qualcosa s'inceppò dentro di lui. Da allora, 2 sconfitte su 3 incontri non l'hanno aiutato a ritrovare il cammino smarrito. Fisicamente sta bene; psicologicamente tuttavia è un altro paio di maniche.

"Sto facendo fatica a trovare la motivazione giusta," ha ammesso Gustafsson a The MMA Hour. "Va e viene. Alcuni giorni è meglio, altri è un po' peggio.
È dura passare da un giorno all'altro dall'essere uno dei migliori fighter al mondo a smettere di fare ciò che ami. Sono un lottatore ed è questo ciò che faccio, ciò per cui vivo: smettere non è un opzione, se vogliamo mettere le carte in tavola. È solo una questione di feeling, di emozioni; fa parte delle sfide quotidiane di un atleta."

La sconfitta con Jon Jones è di quelle difficili da digerire.
Il campione dei pesi mediomassimi era apparso fino ad allora intoccabile, aveva demolito qualunque avversario l'UFC gli aveva messo di fronte (incluso Matt Hamill, che con lui vinse per squalifica) e praticamente mandato in pre-pensionamento un'intera generazione di fighter, tra cui 'Shogun' Rua, Vitor Belfort, 'Rampage' Jackson, Rashad Evans, Lyoto Machida e Chael Sonnen.
Eppure, in quella notte del 21 settembre 2013 a Toronto (UFC 165), Gustafsson riuscì a mettere in seria difficoltà Jones e trascinarlo fino alla decisione dei giudici dopo un battaglia campale che si guadagnò il titolo di 'Incontro dell'Anno'. Alla lettura dei cartellini, l'incertezza era grande, lo si poteva leggere sul volto tumefatto dello stesso Jon Jones, e non pochi ritenevano che lo svedese si meritasse la vittoria.
Non la pensarono così i giudici: 49-46, 48-47, 48-47 in favore di Jon 'Bones' Jones.   

Affranto e negato di una vittoria a parer suo meritata, Gustafsson cominciò giorno per giorno a perdere stimoli, a faticare a trovare le motivazioni giuste e necessarie per allenarsi.

"Da allora è peggiorata, ho perso piacere nell'allenarmi, motivazione. Se ti alleni solo perché devi farlo, allora non è la ragione giusta. Non è sempre tutto bello e splendente in allenamento, ma quando è il momento di farlo hai bisogno di quel desiderio e di quella motivazione in allenamento.
Senza, è difficile trovare la giusta motivazione negli ultimi round, quando il gioco si fa duro."

Il gioco si fece duro il 3 ottobre dell'anno scorso, quando l'UFC gli diede una nuova opportunità di conquistare la cintura; stavolta contro Daniel Cormier. Altra guerra di 5 round, altra sconfitta ai punti, stavolta persino una decisione non unanime, in cui la maggior determinazione mostrata da DC negli ultimi round ha fatto pendere l'ago della bilancia in suo favore. 

Alla ricerca della motivazione perduta, Gustafsson ha deciso di allontanarsi un po' di tempo dalla Svezia, dalla pressione dei tifosi e giornalisti locali, e trasferirsi a San Diego, all'accademia Alliance di Eric Del Fierro, dove più volte in passato svolse il training camp. Non è una soluzione definitiva: 'Il Martello' continua a essere un membro dell'AllStars Training Center di Stoccolma, ma in questo momento ha bisogno di schiarirsi le idee, ed è più facile farlo in una spiaggia californiana piuttosto che nel freddo inverno scandinavo.

"Mi sto prendendo un po' di tempo per rimettermi in piedi e tornare a concentrarmi, per la mia motivazione e così via. Voglio solo combattere per i motivi giusti fondamentalmente. Ma mi vedrete combattere quest'anno."