lunedì 11 gennaio 2016

Carlos Condit: “La cintura non era l’obiettivo principale”

Carlos Condit è pronto ad appendere i guantini al chiodo ma ammette: “combattere ancora con Robbie è un’idea capace di eccitarmi.”






È curioso come tra i tanti insoddisfatti per la decisione dei giudici di attribuire la vittoria a Robbie Lawler nel main event di UFC 195, sia difficile includere il suo stesso avversario: Carlos Condit. Certo, è anch’egli convinto di aver fatto abbastanza per meritarsi la vittoria, eppure non sembra affatto abbattuto o triste o amareggiato, e ha spiegato il perché a UFC.com.

“Sto benone,” ha dichiarato ‘The Natural Born Killer’. “Penso di aver vinto l’incontro, ma ottenere la cintura non era il mio obiettivo principale quella notte. Non fraintendetemi, l’incontro è stato equilibrato e diventare il campione avrebbe significato molto per me, ma c’erano cose specifiche che volevo riuscire a fare durante l’incontro. Volevo andare là fuori con un’altra belva feroce e dare vita al genere di combattimenti che la gente non dimenticherà mai. E ci siamo riusciti. Volevo andare là fuori, farmi il cu*o e lasciare tutto quel che avevo dentro la gabbia. E so d’aver fatto anche quello.
Sia Robbie che io abbiamo dato tutto quello che avevamo e ci siamo spinti a vicenda fino al limite e, per me, quei momenti ti rivelano cose su te stesso. Ho sempre amato combattere, però l’ho usato come un modo per scoprire me stesso. Spingerti fino ad un livello a cui non pensavi fossi in grado di arrivare è notevole, ed è quello che ho fatto sabato notte scorsa. Udire le persone definirlo uno dei migliori incontri della storia delle MMA e il migliore della storia dei pesi welter mi dimostra d’essere riuscito a raggiungere il mio obiettivo. Sono cose come queste che cementano la tua carriera sportiva e sopravvivono al passaggio del tempo.”

A proposito di carriera, non è un mistero che Condit stia pensando al ritiro. L’aveva già lasciato intuire prima dell’incontro con Lawler e l’ha poi confermato lui stesso a più riprese dopo la conclusione del match.
È difficile credere che un guerriero come lui, a soli 31 anni, amatissimo da tutti gli appassionati di MMA e all’apice della carriera, stia davvero ponderando l’abbandono delle competizioni. Ma ad ascoltarlo parlare, a vederlo così sereno, è inevitabile avere la sensazione di essere davanti a un atleta, a un uomo, che ha fatto quel che si era proposto fare, che ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato, dando tutto, senza tralasciare nulla. Che si guarda indietro un’ultima volta e soddisfatto e senza rimpianti accetta quel che è accaduto come parte del passato. Negli occhi altri orizzonti e un nuovo futuro.

“Penso al mio futuro da parecchio," ha ammesso. "Combattere è la mia passione da davvero un sacco di tempo – e ancora amo farlo – ma la mia testa non smette mai di pensare ed ho pensato alla mia prossima carriera e a quella dopo ancora. Ci sono così tante cose che voglio fare, così tante opportunità che mi attraggono che è possibile sia giunto il momento di iniziare un nuovo capitolo. Combattere è uno sport duro dove i finali felici sono pochi e distanti uno dall’altro e io senza dubbio voglio lasciare questo sport prima che sia questo sport a lasciarmi.
Combattere è una grandissima parte della mia vita e tornare nuovamente dentro l’Ottagono con Robbie è un’idea capace di eccitarmi, ma se è tempo di percorrere un nuovo cammino mi ci dedicherò con la stessa passione. Per me è sempre stato il viaggio l’importante e credo dovremo attendere per capire quel che succederà.”